Vi racconto la mia breve storia.
Io sono un soldatino di piombo che per caso in una magica notte di dicembre di tanti tanti anni fa sono stato, per così dire, “svuotato” assieme ad altri modesti giocattoli giù per la cappa del camino di una povera casa di periferia abitata da povera gente. La tradizione voleva che, in quella data, tutti i bambini ricevessero un dono di Natale per renderli felici. Io ero uno di quegli oggetti desiderati del bambino che viveva in quella casa. Al mattino sono stato esposto assieme agli altri doni su un tavolo della cucina, un pò in disparte rispetto agli altri balocchi. Ero bello lucido con un fucile in spalla, fermo sull'attenti, con l'elmetto e una bella divisa nuova da combattimento, gli stivali con le fasce alle tibie (si usava cosi allora) pronto a rispondere agli ordini. Ad un tratto, vidi aprirsi una porta e sbucare un bambino assonnato: il suo faccino si illuminò di gioia nel vedere i regali che Babbo Natale gli aveva portato. Ripresosi dalla meraviglia, non sapeva quale dono raccogliere per primo. Scrutò un po' in giro, si guardò attorno come se gli mancasse qualcosa, i suoi occhi si fecero cupi e tristi. La mamma preoccupata gli si avvicinò con un brusco movimento e involontariamente urtò il tavolo sul quale erano posti i regali. Io persi l'equilibrio, caddi su me stesso. “Che fortuna!!!!!" Ero di piombo ed ero proprio bello, sebbene facile ad ammaccarmi, la mia caduta attirò finalmente l'attenzione di Sergio. Sergio era il nome del mio nuovo amico e mio futuro Capitano. Il Bambino urlò di gioia quando si accorse di me: fece di corsa i pochi passi che lo separavano dal tavolo sul quale mi trovavo. Prima di raccogliermi mi ammirò con attenzione, poi mi prese, mi osservò con cura nei particolari eppoi diventai il suo amico inseparabile. Tenendomi stretto nella mano sinistra, Sergio fece un giro d'ispezione a visitare gli altri giocattoli che assieme ai dolciumi rendevano più bello e completo quel tavolo. Sergio non mi lasciava mai, ero per lui un amico inseparabile, quando andava a scuola mi nascondeva nella sua cartella in mezzo ai libri ed ai quaderni: in fondo ero di piccolissima misura, adatto a star sempre con lui. Nel tempo libero dallo studio quante battaglie abbiamo giocato assieme , quante vittorie sono riuscito ad ottenere e quante volte Sergio mi volle ferito e mi spronava ad andare avanti perché diventassi un eroe, perché diventassi il suo mito.
Dopo qualche anno, un giorno a primavera, Sergio, come sempre, mi depose nella sua cartella prima di andare a scuola, ma la stessa non era più così sicura: le cuciture sul fondo e in particolare agli angoli erano un po scucite. Sergio nella fretta, poiché era un pò in ritardo, se ne andò di corsa dondolando la borsa. Nell'attraversare il cortile, quel dondolio mi fece cadere all'esterno e caddi sulla terra molle, dove più tardi i genitori di Sergio avrebbero lavorato la terra, coprendomi inavvertitamente senza più trovarmi. Al ritorno a casa, Sergio si disperò, era inconsolabile. Le promesse per l'acquisto di un altro soldatino di piombo da parte dei suoi genitori non servirono a nulla. Altri anni passarono e Sergio diventò un uomo. I lavori di scavo per il restauro del cortile della stessa casa in cui Sergio ha sempre abitato hanno fatto venire alla luce il soldatino di piombo, ed è stato proprio Sergio ad accorgersi di me, di un debole luccichio a terra. Sergio si chinò a raccogliermi. Aveve in mano quel piccolo oggetto. Nel riconoscermi come il suo vecchio soldatino a Sergio scappò una lacrima: in un baleno rivisse tutti i bei momenti passati assieme, le battaglie vinte, quelle volutamente perse, la disperazione di avere smarrito quel soldatino di piombo che ora stava li di nuovo tra le sue mani, inzuppato di terra ed annerito dal tempo. Sergio era felice aveva ritrovato il suo eroe il suo mito, il suo: ”SOLDATINO DI PIOMBO”.
Amedeo 1940