lunedì 26 novembre 2007

Gli anni più belli


Gli anni più belli



Gli anni più belli
non sono quelli passati
nè quelli che verranno.

Gli anni che non sono più...
come il cielo al tramonto:
bello, ma lontano
dietro una montagna
che si fa sempre più buia.
Gli anni che ci stanno appresso,
come il cielo all'alba:
la vita che sta per nascere
che fa sognare
ma che ancora non è.

Gli anni più belli
non sono quelli passati
nè quelli che verranno.
Gli anni più belli per noi
sono degli istanti,
sono ora,
quell'attimo che non ritorna
quell'attimo che s'aspetta,
racchiuso tra il passato che non c'è più
e il futuro che non è ancora.
Quell'attimo è qui
quello che viviamo adesso
voi siete qui
noi siamo qui
e tutto il resto
nè prima nè dopo
non conta.

di: GiovaneRampante

venerdì 23 novembre 2007

Il Soldatino di piombo

Vi racconto la mia breve storia.
Io sono un soldatino di piombo che per caso in una magica notte di dicembre di tanti tanti anni fa sono stato, per così dire, “svuotato” assieme ad altri modesti giocattoli giù per la cappa del camino di una povera casa di periferia abitata da povera gente. La tradizione voleva che, in quella data, tutti i bambini ricevessero un dono di Natale per renderli felici. Io ero uno di quegli oggetti desiderati del bambino che viveva in quella casa. Al mattino sono stato esposto assieme agli altri doni su un tavolo della cucina, un pò in disparte rispetto agli altri balocchi. Ero bello lucido con un fucile in spalla, fermo sull'attenti, con l'elmetto e una bella divisa nuova da combattimento, gli stivali con le fasce alle tibie (si usava cosi allora) pronto a rispondere agli ordini. Ad un tratto, vidi aprirsi una porta e sbucare un bambino assonnato: il suo faccino si illuminò di gioia nel vedere i regali che Babbo Natale gli aveva portato. Ripresosi dalla meraviglia, non sapeva quale dono raccogliere per primo. Scrutò un po' in giro, si guardò attorno come se gli mancasse qualcosa, i suoi occhi si fecero cupi e tristi. La mamma preoccupata gli si avvicinò con un brusco movimento e involontariamente urtò il tavolo sul quale erano posti i regali. Io persi l'equilibrio, caddi su me stesso. “Che fortuna!!!!!" Ero di piombo ed ero proprio bello, sebbene facile ad ammaccarmi, la mia caduta attirò finalmente l'attenzione di Sergio. Sergio era il nome del mio nuovo amico e mio futuro Capitano. Il Bambino urlò di gioia quando si accorse di me: fece di corsa i pochi passi che lo separavano dal tavolo sul quale mi trovavo. Prima di raccogliermi mi ammirò con attenzione, poi mi prese, mi osservò con cura nei particolari eppoi diventai il suo amico inseparabile. Tenendomi stretto nella mano sinistra, Sergio fece un giro d'ispezione a visitare gli altri giocattoli che assieme ai dolciumi rendevano più bello e completo quel tavolo. Sergio non mi lasciava mai, ero per lui un amico inseparabile, quando andava a scuola mi nascondeva nella sua cartella in mezzo ai libri ed ai quaderni: in fondo ero di piccolissima misura, adatto a star sempre con lui. Nel tempo libero dallo studio quante battaglie abbiamo giocato assieme , quante vittorie sono riuscito ad ottenere e quante volte Sergio mi volle ferito e mi spronava ad andare avanti perché diventassi un eroe, perché diventassi il suo mito.
Dopo qualche anno, un giorno a primavera, Sergio, come sempre, mi depose nella sua cartella prima di andare a scuola, ma la stessa non era più così sicura: le cuciture sul fondo e in particolare agli angoli erano un po scucite. Sergio nella fretta, poiché era un pò in ritardo, se ne andò di corsa dondolando la borsa. Nell'attraversare il cortile, quel dondolio mi fece cadere all'esterno e caddi sulla terra molle, dove più tardi i genitori di Sergio avrebbero lavorato la terra, coprendomi inavvertitamente senza più trovarmi. Al ritorno a casa, Sergio si disperò, era inconsolabile. Le promesse per l'acquisto di un altro soldatino di piombo da parte dei suoi genitori non servirono a nulla. Altri anni passarono e Sergio diventò un uomo. I lavori di scavo per il restauro del cortile della stessa casa in cui Sergio ha sempre abitato hanno fatto venire alla luce il soldatino di piombo, ed è stato proprio Sergio ad accorgersi di me, di un debole luccichio a terra. Sergio si chinò a raccogliermi. Aveve in mano quel piccolo oggetto. Nel riconoscermi come il suo vecchio soldatino a Sergio scappò una lacrima: in un baleno rivisse tutti i bei momenti passati assieme, le battaglie vinte, quelle volutamente perse, la disperazione di avere smarrito quel soldatino di piombo che ora stava li di nuovo tra le sue mani, inzuppato di terra ed annerito dal tempo. Sergio era felice aveva ritrovato il suo eroe il suo mito, il suo: ”SOLDATINO DI PIOMBO”.

Amedeo 1940

mercoledì 21 novembre 2007

Soldatini, cocchi, dadi e...pannacotta

Una sera prima di partire per una partita con il buon amico Stefano, mi è capitato di ritrovare in una cassapanca dei vecchi libri di scuola di letteratura latina: alla ricerca di non so quale nuova tattica da applicare, mi fermai a leggere un vecchio passo di Tito Livio relativo ad una lontana battaglia che nella storia si svolse a Sentino, località tra Ancona e Perugia e che vide a confronto le schiere delle legioni romane ed alleate e quelle dei Celti, Sanniti, Etruschi e della coalizione italica:

"..Per due volte costrinsero la cavalleria gallica a indietreggiare; la seconda si spinsero più avanti, mentre stavano già combattendo in mezzo alle schiere di fanti, e rimasero sconcertati da un tipo di battaglia mai vista prima: arrivarono nemici armati in piedi su cocchi e carri, con un grande frastuono di ruote e cavalli che terrorizzò i cavalli dei Romani non abituati a quel rumore. Così la cavalleria romana, che aveva già la vittoria in pugno, venne dispersa dal panico, con cavalli e uomini che rovinavano a terra in una fuga precipitosa."


Ad Urbe Condita Libro X/28 - Tito Livio


Più tardi gli eserciti erano schierati, la battaglia si svolse su un tavolino verde e le schiere erano composte da soldatini di piombo. Lo scontro poteva essere quella di Sentino: durante il gioco sembrava di rivedere quei passi e rivivere quei lontani momenti, le schiere, i carri, le avanzate, le mischie, di cui il testo riportava. Certo quella volta non era un gioco...e questa volta una storia ben diversa avrebbero dovuto scrivere:

"
Così i carri celti, che avevano già la vittoria in pugno, vennero dispersi dal panico, con cavalli e uomini che rovinavano a terra in una fuga precipitosa... i due generali dopo la battaglia banchettarono con pannacotta."
La battaglia era persa,
le gesta dei Galli dipesero più dal lancio di "dadi" che non da quello dei "cocchi", i libri rimasero nella cassapanca e la pannacotta ebbe vera gloria.

domenica 18 novembre 2007

Soldati d'autunno


Da una giornata di Sole e Bora sul Carso.

Dalle mie parti l'autunno è un arcobaleno di colori, il sommaco, un erbusto forte e tenace che cresce tra le pietre calcaree, infiamma questo desolato e brullo altipiano con le sue foglie che si tingono di giallo, di arancio e di rosso.

Su queste rocce, doline e quote quasi un secolo fa si svolsero dolorose battaglie, rimaste ormai nell'oblio dei ricordi dei nostri bisnonni.

Soldati allora giovani, si ritrovarono su questo carso e furono in balia di altre forze che non la bora che qui forte soffia ...

Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie

Giuseppe Ungaretti
(Bosco di Courton luglio 1918)

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