mercoledì 1 dicembre 2010

Quel piccolo scontro di Cernicale nel 1615


"La repubblica, il mese di Agosto 1615, con editto pubblico levò il traffico per terra alli sudditi arciducali; onde insolenti gli albanesi delle armanizze, molestano li pescatori di Trieste, inseguitandoli quasi sotto la città, e smontando nelle parti più remote del territorio, depredavano a lor piacere. Non mancava Venezia ammassar soldatesca in Istria, affine di disfar le saline de' triestini in Zaulis, con disegno anche di rovinare la giurisdizione di santo Servolo. Siccome li 8 Ottobre, Giovanni Corellio, con buon numero di gente veneta assalì e depredò Potgoria, villaggio sottoposto a detta giurisdizione, della quale essendo patrone l'illustrissimo signore, allora barone Benvenuto Petaz, poi onorato con titolo di conte, fatto processo, bandisce con taglia li depredatori.
Benedetto da Lezze, provveditore veneto, persuaso dal Corellio, alquanti giorni dopo mandò due insegne di fanteria verso santo Servolo per depredare le ville confinanti. Del che avvertito il barone Petaz, spedì colà avanti l'alba, da Trieste, duecentocinquanta archibugieri , i quali incontratisi appresso Ospo con li veneti, s' attaccò fiero assalto, nel quale morì un tedesco, ed un altro restò ferito. Dei veneti uccisi sei, feriti quattro.
Andava il barone Petaz da Trieste per soccorrere Cernicale, ed incontratosi con li soldati che ritornavano, quaranta di questi con il medesimo si congiunsero. Il giorno seguente a mezzodì fu dalla sentinella scoperto il veneto, che con tre bandiere di fanteria e quattro cavalli se ne venivano alla volta di Cernicale, tra quale era il Lezze provveditore veneto, che con tutta quella gente trascorse nello stato arciducale più di mezzo miglia con le insegne spiegate. Per reprimere tanta audacia, ordinò il barone Petaz, sbarare due spingardoni che in Cernicale erano, dal che atterrito il provveditore veneto, ritornò."
da "storia cronografica di Trieste dalla sua origine sino all'anno 1695" di Vincenzo Scussa.


martedì 9 novembre 2010

Prima che il Gallo Canti...la battaglia sull'Allia


Scrisse lo storico Tito Livio più di 2000 anni fa:

« Non appena le grida dei Galli arrivarono alle orecchie dei più vicini di fianco e ai più lontani dalle spalle, i Romani, prima ancora di vedere quel nemico mai incontrato in precedenza e senza non dico tentare la lotta, ma addirittura senza far eco al grido di battaglia, si diedero alla fuga integri di forze e illesi. In battaglia non ci furono perdite. Gli uomini delle retrovie furono gli unici ad avere la peggio perché, nella confusione della fuga, si intralciavano a vicenda combattendo gli uni con gli altri. Sulla riva del Tevere, dove erano fuggiti quelli dell'ala sinistra dopo essersi liberati delle armi, ci fu una grande strage: moltissimi, non sapendo nuotare o stanchi, appesantiti dalle corazze e dal resto dell'armatura, annegarono nella corrente. Il grosso dell'esercito riuscì invece a riparare sano e salvo a Veio. E di lì non solo non furono inviati rinforzi a Roma, ma nemmeno un messaggero con la notizia della disfatta. Gli uomini schierati all'ala destra, che si era mantenuta lontana dal fiume in un punto più vicino alle pendici del monte, si diressero in massa a Roma e lì, senza nemmeno preoccuparsi di richiudere le porte, ripararono nella cittadella. »

Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri V,38

martedì 13 aprile 2010

Un grande plastico: la Battaglia di Zaule - Trieste 24-novembre-1615


Nell’agosto 1615 il senato veneto, a maggioranza, delibera la guerra contro l’Arciduca d’Austria Ferdinando, futuro imperatore del Sacro Romano Impero.
La Repubblica Veneta, da anni restia ad ogni confronto armato, si decide a ricorrere alle armi in seguito ad anni di crescente tensione dovuta al controllo del nord Adriatico, del commercio del sale e, causa ultima scatenante, le scorrerie dei pirati uscocchi.
Il conflitto, non ancora ufficialmente dichiarato, inizia con l’assalto anfibio contro il castello di Novi, in Dalmazia e la distruzione delle saline del Conte Nicola Frangipane. Le azioni si susseguono lungo il confine dell’Istria sotto forma di piccole scorrerie.
Particolarmente attivi in questa guerriglia sono il Barone Petazzi, Triestino e il Provveditore veneto Benedetto da Lezze, con il primo è costantemente impegnato a difendere le sue saline e possedimenti della zona della Val Rosandra e dell’Ospo dalle azioni del secondo.
Ma il 24 novembre quella che doveva essere soltanto l’ennesimo assalto alle saline Triestine di Zaule si trasforma nella più grossa battaglia campale della guerra, che ufficialmente scoppierà solo dopo qualche giorno con l’invasione del Friuli Arciducale delle forze Venete guidate dal Generale Pompeo Giustiniani...
(continua)

Note

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