"Quella sera del 10 dicembre 1917 il mare era leggermente mosso da
levante, ed era coperto da una densa foschia. Oltre la grande diga
del vallone di Muggia le corazzate gemelle «Wien» e «Budapest»
erano alla fonda, come grandi animali addormentati, dopo aver
martellato un mese prima le postazioni dell'artiglieria italiana
alla foce del Piave, sull'isolotto di Cortellazzo.
Dopo la dodicesima battaglia dell'Isonzo che aveva scompigliato gli
equilibri di forze nel golfo, le due unità imperiali erano troppo
pericolose per i comandi delle forze armate italiane, che
affidarono all'allora sottotenente di vascello Luigi Rizzo il
compito di neutralizzare le corazzate. La sera dell'attacco i Mas 9
e 13, trainati da due torpediniere, arrivarono alle 22,45 al punto
stabilito in mezzo al golfo. Azionati i motori elettrici, dopo più
di un'ora i barchini raggiunsero nella più assoluta oscurità la
testa Nord della diga. Rizzo ormeggiò, scese, e si rese conto che
non c'era nessuno di guardia. Dall'altra parte della diga si
sentivano voci, si vedeva un luce incerta. Ma le sentinelle
austriache non si erano accorte degli incursori italiani.
Silenziosamente i Mas raggiunsero le ostruzioni oltre a diga. Per
due ore gli uomini al comando di Rizzo tagliarono sette cavi
d'acciaio sotto il pelo dell'acqua, a diversi livelli. Quando
mancavano due minuti alle due di notte fu aperto l'ultimo varco. I
Mas si avviarono quasi alla cieca verso gli obiettivi: il Mas 9
puntò sulla «Wien», il 13 sulla «Budapest». Alle 2.32, giunto
a 50 metri dalla sagoma scura dell'unità, Rizzo lanciò i siluri.
Due alte colonne d'acqua si alzarono nella notte, un proiettore
sulla coffa della nave si accese ma si spense subito dopo. Lanciò
anche il Mas 13 verso la «Budapest», ma i siluri mancarono il
bersaglio. Le difese asutriache di terra si svegliarono, e presto
fu un inferno di luci ed esplosioni. I due Mas fuggirono a tutta
forza e riuscirono a mettersi in salvo." (1)
(1) Da Storia de Trieste.
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