lunedì 20 maggio 2013

Da Cristoforo dei Cancellieri a Santo Gavardo nello scontro di Zaule del 1463

L'idea
La storia di Trieste è veramente ricca di vicende notevoli, che poi sono un ottimo spunto per il wargame storico. Niente foto oggi, ma vi anticipiamo ciò che è in preparazione: due eserciti di miniature in 10mm  per

la battaglia della piana di Zaule (o valle di Moccò) del febbraio del 1463

I soggetti sono una "compagnia" di duecento militi Triestini al comando del capitano Cristoforo dei Cancellieri ed una compagnia di 60 celate (400 cavalli?) Venete ai comandi di un famoso condottiero capodistriano: Santo Gavardo. Il teatro dello scontro la piana di Zaule sotto l'antico castello di Moccò (S.Dorligo- Trieste).
Per oggi questo è tutto, gente!

Però chi volesse approfondire ed ha quella insana pazienza di leggere fatti antichi e testi di altre epoche: troverà qui un piccolo aiuto, li riportiamo in calce, con i dovuti riferimenti storici, in attesa delle prossime foto.

La storia (anzi, Le storie):
  1. Li Morlachi, sudditi dell' Imperador, era soliti passar con le so mercanzie cinque mia lontan da Trieste, e veguir in Cao d'Istria: e Triestini no habbiando utilità alcuna de i suoi comercii, ha suplicà Federigo Imperador, che i faccia passar per la sua terra, per farla capo de i traffichi de quella provincia: e l ' Imperador i ha satisfatti, e i mercadanti ha lassà volentiera la strada vechia, e ha cominciato a far quella de Trieste. Quei de Cao d'Istria ghe ne havea danno, e ha fatto esponer el so gravame alla Signoria; la qual ha fatto dire a'Triestini, che lassa 'I transito libero: e perchè i è stà renitenti, è stà manda 20 barche armade a assediar quelle marine, acciochè i no habbia vittuaria per via del mar; e Santo da Gavardo, con 60 celate, a scorsizar per quel territorio. E perchè questa provision no è bastante, è stato comandato al Comun de Gorizia, che eshorta i Todeschi a far la strada vechia, c vegnir in Cao d'Istria; e se i Triestini se opponesse, sia trattai da nemici. E per (i) Nipote, 1463 la so insolenzia, ef Gavardo ha dà el guasto al suo territorio: e perchè la cosa procede avanti, è stà mandà in soccorso del Gavardo 1,400 cavalli e molti pedoni ; tra i quali è 300 balestrieri Torcellani, con paga de tre mesi, sotto l'Alvise Lando suo podestà; e 1,000 guastadori del Padoan, Trivisan, Vicentin e Veronese. Et è stà fatto Proveditor in Istria Vidal Lando D. e K.; et è andà con la gente sotto a Trieste, e l'ha stretta in tal modo, che Triestini ha domandà tre zorni de termine de pensar se i die renderse, e l'ha habudo: ma i no ha osservà la triegua de i tre zorni, perchè i ha visto che le provision della Signoria è tarde, e perchè i ha habuo mezo de haver de questa Terra arme, polvere e altre munizion; e le ha tolte la note in la terra. È stà mandà 4 galie, e assai barche armade a assediar el porto; e vedando che da Zugno fin a Settembrio no s'ha possuo operar quel che se desiderava, è stà mandà Giacom'Antonio Marcello, Rettor de Udine, con 400 cavalli; et è stà stretta talmente la terra de Trieste da primo d'Ottubrio fin 25 de Novembrio, che '1 pan d' un soldo se pagava 8 marchete. Per la sorazonta dell'inverno, e perchè Tedeschi ghe ha mandà soccorso, le gente della Signoria se ha messo in guarnison; e Papa Pio, che ne i so principi! è stà Vescovo de Trieste, vuol intrometterse tra loro e la Signoria; e finalmente la cosa è stà composta in questo modo: che '1 Papa remetta in stato Sigismondo Malatesta, rotto da Fedrigo Duca d'Urbin, e scazado da Rimini; e la Signoria lievi l'assedio de Trieste: che resti a la Signoria Castel Nuovo, Moco et la Bastia de San Servolo, con la so giuridittion e territorio: e che le strade pubbliche, resti libere, sì che i Morlachi possa andar dove ghe parerà; salve sempre e reservade le obligazion vechie e nuove de Triestini a la Giesia de S. Marco, e a tutto '1 Dominio...
  2. Rìtrovati un' altra volta da Capodistrìa al senato ì clamori, spedì subito alcune barche armate nel golfo, con ordini rigorosi di lasciar libero il passo a chi andava a Capodistrìa, e d'impedirlo a quelli che andavano a Trieste : commettendo ancora a Santo Gavardo cittadino di Capodistrìa, che raccolto numero di soldati si avanzasse con essi ne'confini a vendicare l'ingiuria. Non fu pigro il Gavardo in eseguire il comando, mercecchè inoltrato senza dimora verso il territorio di Trieste, fece intendere alla città, che se non permettesse libero il passo di Moccò ai Cragnolini per andare eoa mercanzie a Capodistrìa, la sfidava a nome della Repubblica a fuoco, e fiamma. Intesa dai Triestini tal dimanda, per mantenersi in possesso dei privilegj ottenuti, ed eseguire gli ordini di sua maestà Cesarea tante volte intimati, uccisero una guida assegnata dal Gavardo a' mercanti che andavano a Capodistrìa ; il che presentito da lui entrò con 400 cavalli per terra, ed altra gente armata per mare , nel distretto di Trieste, ove con saccheggiare , ed incendiare diversi luoghi s'aprì la strada all'armi, e s' incominciò la guerra. Per rintuzzare l'orgoglio de'Veneti, spedì la città nella valle dì Moccò Cristoforo del Cancelliere con 200 cittadini. Questi al primo incontro ammazzarono il contestabile della Repubblica con 12 soldati ; il rimanente salvossi fuggendo in Capodistrìa. Dopo tal successo subito la città diede distinta relazione del seguito all'Imperatore Federico, ilqual dimora le inviò gente Alemanna per ajuto, e difesa . Quelli di Capodistria parimenti ricorsero a Venezia, in soccorso de' quali mandò la Repubblica, sotto la condotta d'Antonio Mariano, Bernardino del Montone, Girolamo Martinengo, ed Annibale da Corneto i400. cavalli con buon numero di fanteria, i quali ingrossati con la gente dell'Istria sin al numero di ventimille, s'incamminarono con Vital Lando proveditore a cingere Trieste d'assedio per mare, e per terra...
  3. Cominciarono li Triestini per la protezione, che avevano dell' augustissima casa d'Austria, l'anno 1462, impedire a' mercanti della Germania e Cragno, al passo di Moccò, il passare a Capodistria e luoghi della repubblica veneta, acciò prima venissero a Trieste. Quelli di Capodistria spedirono Santo Gavardo, con buona partita d'uomini, ch'erano quattrocento cavalli, nella valle di Moccò, per aver il passo libero, minacciando gravi rovine. 

    Li triestini, fatta una compagnia di duecento cittadini, sotto il comando di Cristoforo de Cancellieri, affrontarono li veneti, l'anno 1463, dove restò morto il contestabile con dodici persone, ritornandosi gli altri a Capodistria. Data parte del fatto a Friderico HI, imperatore, inviò di subito gente alemanna per aiuto e difesa di Trieste. Similmente quelli di Capodistria ricorsi a Venezia, questa spedì ventimila persone per mare e per terra, per abbattere Trieste. Per mare erano alquante galere, e per terra li veneti piantarono sopra il monte di san Vito quattro cannoni, dove dimorava il proveditore Giovanni Antonio Marcello, e Santo Gavardo. Trieste abbloccato era da' veneti in cinque parti: da Servola, dalli molini, da san Pietro, dalli campi episcopali, e dal monte di san Vito, oltre il corpo dell' esercito, che si tratteneva nella valle di Moccò. 

    Angustiati li triestini e dall'assedio e dalla fame, uscirono li 10 Novembre 1463, fuori della città, assieme con gli alemanni ausiliarii, e valorosamente rotti li veneti, arrivati sino a santo Odorico, villa di là di Moccò, a fuoco e fiamma presero gli alloggiamenti veneti che ritrovarono. Perderono quest' anno li triestini Castelnovo, che in pegnora godevano dal 1428 dalli signori di Walsa. 

    In questi tempi Domenico Burlo, che si tratteneva in corte di Pio II, pontefice, a Roma, esposto al medesimo il miserando caso dell'assediata città, commosso il pontefice Pio, non solo di nome, ma anche di opere, trattò la pace con li veneti, ed acciò quella sortisca per reciproca gratificazione, condiscese alla repubblica di pacificarsi egli con Sigismondo Malatesta, travagliato con armi temporali e spirituali, arbitrando, che li castelli Moccò, san Servolo e Castelnovo, restino alla repubblica, e che li triestini non possino contrattare di sale per mare 0).
    Riportata la nuova della pace dal signor Burlo a Trieste, venne accolto con allegrezze ed onore.




I riferimenti:
Annali Veneti 
di Domenico Malipiero
Croniche ossia memorie storiche sacro-profane di Trieste
 Di Giuseppe Mainati
di Vincenzo Scussa
di Girolamo Branchi


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Note

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